Quando la produzione edilizia era il motore dell’economia italiana: la storia delle fornaci di Monterotondo

Un’epoca di sviluppo e innovazione tra passato e presente. Un viaggio tra la storia e l’archeologia industriale di Monterotondo (Roma)

Fornaci Monterotondo

Monterotondo è una pittoresca cittadina medievale situata nella regione del Lazio. Si trova a soli 20 chilometri a nord di Roma e si raggiunge facilmente seguendo le antiche strade consolari, la Salaria e la Nomentana. La cittadina è famosa per il suo patrimonio storico e culturale, caratterizzato dal borgo antico e dalla sua architettura rinascimentale, oltre che per la deliziosa gastronomia locale e i vini pregiati.

La storia di Monterotondo è legata alla sua terra, ricca di argilla, e al duro lavoro di molte persone, spesso provenienti da regioni limitrofe, che hanno fatto di Monterotondo un centro industriale fiorente, soprattutto nel periodo di ricostruzione post-bellica e del boom del mattone romano.

Quante storie di vita, quante fatiche nascoste, quante speranze coltivate nei cuori di questi lavoratori che hanno reso possibile la ripartenza di tutto un Paese! Il lavoro in fabbrica, le giornate interminabili, le mani rovinate dall’argilla, ma anche l’orgoglio di vedere crescere la propria famiglia e il senso di appartenenza ad una comunità che insieme credeva in un futuro migliore.

fornaci monterotondo

L’epoca d’oro dell’edilizia romana si verifica soprattutto negli anni ’60 e ’70 del Novecento, in un contesto di rapido sviluppo economico e di forte domanda di case e di spazi commerciali. Un periodo caratterizzato da molte trasformazioni urbane che hanno interessato soprattutto la periferia della città di Roma, dove sono sorti numerosi quartieri residenziali, centri commerciali e grandi infrastrutture.

Fornaci Monterotondo fabrica O

La crescita dell’edilizia residenziale e commerciale ha provocato un forte aumento della richiesta di materiali edili come mattoni, cemento, laterizi e prodotti ceramici, coinvolto numerosi lavoratori di varie regioni d’Italia e generato un vasto indotto nei settori della logistica e dei trasporti, con l’aumento del traffico di merci e la creazione di nuove infrastrutture stradali.

La stazione di Monterotondo diventa un importante nodo di trasporto ferroviario perché posta in posizione strategica e con notevole capacità di trasporto di passeggeri e merci così da svolgere un ruolo cruciale nella connessione tra regioni, città e zone rurali circostanti.

La disponibilità abbondante di argilla come materia prima, unita alla forte domanda, alla posizione strategica con la Capitale, alla presenza dell’autostrada A1 a due passi e di uno scalo ferroviario ben funzionante hanno favorito la nascita a Monterotondo di cave, fornaci e di strutture per la gestione amministrativa delle fabbriche specializzate nella produzione di questi materiali da costruzione.

Fornaci Monterotondo fabrica O3

È stato un periodo caratterizzato da un’intensa attività produttiva ma molte di queste strutture sono oggi abbandonate, ridotte a rovine, testimoni silenziose di un’epoca industriale florida, raccontano storie di innovazione e di sacrifici di lavoratori che credevano fortemente di costruire un futuro migliore.

A partire dagli anni ’70 inizia una progressiva riduzione della domanda di mattoni e materiali da costruzione, a causa della crisi economica, della stagnazione del mercato immobiliare e dell’adozione di nuovi materiali e tecniche di costruzione.

Le vecchie fornaci di Monterotondo Scalo sono oggi abbandonate e le fosse lasciate dall’attività di cava dell’argilla sono diventate piccoli laghetti rigogliosi di vita e di biodiversità e sono un esempio di come la natura possa rigenerarsi anche in ambienti dove l’uomo ha lasciato il segno.

Fornaci Monterotondo 4

Le fornaci di Monterotondo Scalo si presentano oggi come edifici trascurati e fatiscenti, semidistrutti, simboli della decadenza e del declino di un’intensa attività produttiva. Come molte architetture industriali, suscitano, a vederle, sensazioni contrastanti ed emozioni profonde.

Nonostante la loro apparenza decadente, queste costruzioni hanno ancora molto da dire. Rappresentano un patrimonio storico e culturale di grande valore, testimonianza di un’epoca di grande sviluppo. Visitando questi luoghi, si ha la sensazione di fare un viaggio nel passato, di ritornare in un’epoca in cui la produzione e il lavoro rappresentavano il fulcro della vita quotidiana. Ci ricordano il lavoro, la fatica e il sacrificio di generazioni di lavoratori che hanno costruito il nostro presente, che hanno dato forma alla nostra storia e al nostro territorio.

Ma non solo: raccontano anche di una società più coesa e solidale. In passato, le fabbriche erano spesso accompagnate da villaggi operai e colonie estive per i figli dei dipendenti, creando una comunità più unita e solidale. Si trattava di un modello di produzione che teneva conto non solo dell’aspetto economico, ma anche di quello sociale, che creava una rete di solidarietà tra i lavoratori e le loro famiglie.

Nonostante le trasformazioni sociali ed economiche, ci sono ancora luoghi che resistono alla globalizzazione e all’omologazione culturale. Proteggere e valorizzare questi luoghi significa preservare l’identità, la cultura, le tradizioni e le radici della nostra comunità. Ma è anche un impegno nei confronti delle generazioni future, perché attraverso le archeologie industriali del territorio si trasmette la conoscenza e l’esperienza di un’epoca ormai lontana, si contribuisce a formare cittadini consapevoli e attenti alla conservazione del patrimonio culturale comune.

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