A Roma, a Palazzo Bonaparte, andiamo alla scoperta di Ferdinando Botero. Volumi esagerati e colori vibranti in questa Grande Mostra che celebra il primo anniversario della sua morte
Fernando Botero è un nome che evoca subito forme prorompenti e colori vivaci. Il suo stile è unico, immediatamente riconoscibile e la sua arte capace di trasportarci in un mondo familiare e surreale. Sapere che la più grande esposizione a lui dedicata arriva proprio nel cuore di Roma, a Palazzo Bonaparte, è stato per noi un richiamo irresistibile. Avevamo visitato proprio qui, a Palazzo Bonaparte, la mostra Sembra Vivo! lo scorso giugno e ci aveva entusiasmato particolarmente.
Un contesto in trasformazione: Roma verso il Giubileo 2025
Certo, allora la panoramica esterna era ancora quella di sempre. Piazza Venezia non era ferita e sventrata come in questi tempi. Bisogna quindi destreggiarsi un po’ tra i tanti lavori in corso, i percorsi obbligatori e i soffocanti silos verdi, che ci terremo probabilmente per molto tempo, in attesa del Giubileo e della meravigliosa stazione-della-metro-C/museo che ci promettono sarà la più bella del mondo. Ci viene detto che sarà un’”archeo stazione”, dove verranno esposti i reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi, dislocati nei sei livelli sotterranei, che raggiungono profondità fino a 40 metri sotto il livello stradale. Claustrofobico forse?
Inizia il nostro percorso: con Botero, l’arte si fa narrazione condivisa, fonte di emozioni e colori
In questo contesto di trasformazione e scoperta, in cui il passato si intreccia con il presente, la mostra di Botero ci ricorda che l’arte trova sempre un modo per avvicinarci, per colmare il divario tra le esperienze individuali e quelle collettive. L’arte a volte può sembrare distante, complicata o elitaria. Possiamo magari sentirci intimiditi da correnti contemporanee particolari o da quei movimenti artistici che stravolgono le convenzioni tradizionali. E invece le opere di Botero, con quelle forme abbondanti e quei colori vibranti, contraddicono questa distanza. Ci offrono un’arte accessibile e gioiosa, ci invitano a sorridere alla vita. Così, armate di curiosità e dell’immancabile macchina fotografica, varchiamo le porte nell’elegante Palazzo Bonaparte, alla scoperta di questo maestro del XX secolo, che conoscevamo solo per le sue opere più iconiche.
La mostra di Botero a Roma: il percorso
L’esposizione si snoda attraverso 11 sezioni tematiche, ognuna delle quali mette a fuoco un aspetto particolare della produzione artistica di Botero:
la Prima sezione – Le Versioni
la Seconda sezione – La scultura
la Terza sezione – Disegni
la Quarta sezione – La natura morta
la Quinta sezione – I pastelli
la Sesta sezione – La religione. Oltre le convenzioni
la Settima sezione – Il Circo
la Ottava sezione – La Corrida
la Nona sezione – La violenza
la Decima sezione – Acquerelli
l’Undicesima sezione – America Latina: le sue radici colombiane
Le Versioni: libere reinterpretazioni dei grandi maestri
Al primo piano ci accoglie subito un video di presentazione, una finestra su Botero, la sua vita e la sua arte. Ne troveremo altri lungo il percorso espositivo, contributi multimediali che aggiungono alla mostra un ritmo vivace, con spunti di riflessione che arricchiscono l’esperienza visiva.
Entriamo nella sezione delle Versioni, dove ci troviamo di fronte a reinterpretazioni di opere conosciutissime, a cui Botero applica il suo inconfondibile tratto voluminoso. Un approccio che sembra quasi dissacrante, ma che in realtà rappresenta una rilettura ironica e rispettosa, capace di trasformare delle icone senza tempo in qualcosa di nuovo, inaspettato e profondamente personale.
Nella prima stanza, la prima novità: l’OMAGGIO A MANTEGNA, opera del 1958 che si credeva perduta, ispirata all’affresco rinascimentale di Andrea Mantegna, La Camera degli Sposi, che orna una parete del Palazzo Ducale di Mantova.
Nella stanza successiva, il primo impatto con le figure incredibilmente massicce, che sono la cifra stilistica di Botero. Ci soffermiamo sul suo profondo legame con l’Italia e i suoi maestri: “DA PIERO DELLA FRANCESCA (Dittico)” 1998, “LA FORNARINA, DA RAFFAELLO”, 2008, “PROFILO DELLA GIOCONDA” (2020), sono tributi ai grandi maestri, ma reinterpretate in chiave boteriana. Le loro figure sono trasformate in personaggi esageratamente voluminosi, quasi caricaturali, con un’ironia che sfiora il grottesco. Il tocco unico dell’artista, che non tralascia neanche di fronte ai mostri sacri dell’arte!
Non solo dipinti, anche Sculture: forme che chiedono di essere toccate
Botero non si limita alla pittura, ma porta le sue figure sovradimensionate anche nella scultura, dove riesce a dare ancora più corpo e materialità alla sua visione. Le sue opere monumentali sono state esposte nelle maggiori piazze del mondo, da Parigi a New York, da Firenze a Tokyo, dimostrando un’immediata capacità di comunicare e coinvolgere il pubblico. Anche a Roma, da agosto a ottobre, le sue sculture sono state esposte temporaneamente nei luoghi più iconici, creando un contrasto affascinante e sorprendente con l’architettura classica della capitale.
Siamo andate alla ricerca in quel periodo di queste enormi sculture di Botero sparse per il centro di Roma (https://bit.ly/3UwmsTk) , un preludio alla mostra che si sarebbe aperta e che ora possiamo visitare. Qui le sculture esposte sono di dimensioni più ridotte rispetto a quelle monumentali viste in piazza, ma mettono in risalto le forme voluminose tipiche dei suoi dipinti, che ora diventano tridimensionali, prendono possesso dello spazio in modo fisico e Botero invita a toccarle.
Tra Disegni, Natura Morta, Pastelli e Acquerelli: le esplorazioni artistiche di Ferdinando Botero
Nelle sezioni successive esploriamo gli altri linguaggi espressivi di Botero, che rivelano sfumature inedite del suo mondo creativo: i Disegni, la Natura Morta, i Pastelli e gli Acquarelli.
Nella Terza sezione, ci addentriamo con i Disegni nel processo creativo dell’artista, osserviamo i tratti decisi e carichi di emotività che precedono le esplosioni di colore e che rivelano il lato più intimo e meditativo di Ferdinando Botero.
Nella quarta sezione, le opere rivelano un Botero che si confronta con il genere classico della Natura Morta, ma che reinventa in maniera originale, perchè esalta gli oggetti con una vitalità che non ti aspetti, in perfetta simbiosi con il resto della sua opera. Gli oggetti – frutti, fiori, vasi – riempiono lo spazio con volumi imponenti ed è il colore, anche qui, a dominare le composizioni. Pere, arance e fiori catturano l’occhio con una potenza cromatica quasi ipnotica: con le loro dimensioni esagerate sembrano emergere dalla tela, come se il quadro fosse troppo piccolo per contenerli.
Nei Pastelli – la quinta sezione – Botero si avventura in un registro più morbido e sognante. Pur mantenendo i suoi caratteristici volumi, qui le sfumature si fanno delicate e avvolgenti, la luce sembra diffondersi sulla superficie del quadro, creando un’atmosfera di sospensione, quasi onirica.
Nella decima sezione dedicata agli Acquerelli, Botero ci svela un lato inedito della sua arte. In queste opere abbandona i tratti decisi e la fisicità dei volumi ed esplora la fluidità della trasparenza e l’effetto dell’acqua, in cui i colori si mescolano in composizioni quasi sospese, delicate, che rivelano la sua capacità di reinventarsi pur rimanendo fedele alla sua visione artistica.
La Religione: un approccio ironico e disincantato
La sesta sezione è dedicata alla religione, che Botero osserva da una prospettiva tutta sua: non la deride, ma la trasforma in un gioco di contrasti e di esagerazioni. Cresciuto in una Colombia profondamente cattolica, Botero non poteva ignorare l’influenza della religione. Ha scelto però di affrontarla con un approccio ironico e disincantato. Uno dei dipinti che più ci ha colpite è il Vescovo al bagno (2002), che fa parte di una serie in cui Botero esplora la figura del clero con la sua classica ironia e il suo stile inconfondibile di volumi esagerati e forme rotonde. Come sempre, Botero usa i suoi personaggi voluminosi per accentuare l’assurdità e la ridicolaggine della scena. Ci colpisce molto la piccola e simpatica figura del servitore in basso. In molte opere Botero utilizza piccole figure in secondo piano, che, con la loro statura ridotta, accentuano il divario di potere e di ruolo. Qui, il servitore è marginale rispetto al vescovo, che è imponente e anche un po’ ridicolo, e aggiunge un tono surreale alla scena, sottolineando il lato umano e fallibile dell’autorità ecclesiastica in una composizione che mescola umorismo e critica sociale.
L’ironia e la malinconia di Botero: il Circo e la Corrida
Ed eccoci nella settima e ottava sezione. Botero non ha mai nascosto il fascino per i temi popolari e, in particolare, per il Circo e la Corrida. Questa parte della mostra, al piano superiore, è un tuffo in un mondo che oscilla tra allegria e nostalgia. I trapezisti, i clown e i contorsionisti sono i protagonisti di opere che combinano staticità e movimento, evocano atmosfere che ci lasciano a metà tra il sorriso e la riflessione.
Nelle opere dedicate alla corrida, invece, Botero rivela una tensione drammatica e una profonda ammirazione per la tradizione spagnola. Qui la vitalità e il conflitto esplodono in scene di grande intensità: tori possenti e toreri statuari si affrontano in una danza di sfida, in cui la passione e la teatralità tipiche di questo tema prendono vita con il tipico linguaggio visivo dell’artista, fatto di forme esagerate e colori vibranti.
La Violenza: un tema doloroso e ricorrente
In contrasto con il tono gioioso delle sezioni precedenti, la Nona Sezione, intitolata “La violenza“, affronta un tema doloroso e ricorrente nell’opera di Botero: la violenza in Colombia. Le immagini, pur stilizzate, ci colpiscono con la loro forza emotiva, cruda e drammatica, per denunciare una realtà che ha profondamente segnato la sua terra natale.
Il ritorno alle radici: il più colombiano degli artisti colombiani
Infine, la mostra si chiude con un ritorno alle radici colombiane dell’artista, nella undicesima sezione, “America Latina“. Qui, Botero omaggia il suo paese natale con una serie di opere dove colori e forme rendono omaggio a un’identità profonda e mai dimenticata
Lasciando la mostra, dopo esserci concesse un ottimo caffè al bar di Palazzo Bonaparte, riflettiamo su come l’arte di Botero sia proprio una celebrazione della vita, una lente attraverso cui osservare la società, le sue contraddizioni e le sue bellezze. Ci allontiamo con ancora negli occhi quei colori vividi e le emozioni che ci ha trasmesso. La grandezza di Botero è forse proprio nella sua capacità di trasformare l’ordinario in straordinario, nel suo invito a sorridere e a riflettere sulla vita in tutta la sua ricchezza.
Ci avventuriamo tra i vicoli del Rione Monti, con una rinnovata curiosità per l’arte e per le botteghe che lo animano, ma questo è un altro racconto e ve ne parleremo a breve! Nel frattempo, approfittate di questa meravigliosa, classica ottobrata romana per una passeggiata in centro, alla scoperta della mostra di Botero a Palazzo Bonaparte, immersi nella magia di Roma in questo periodo dell’anno. E voi, l’avete già visitata? Fateci sapere le vostre impressioni e condividete con noi le emozioni che questa esperienza vi ha suscitato!
Biglietti
fino domenica 19 gennaio 2025
Palazzo Bonaparte
Pianifica la tua visita: prenotazioni e biglietti